Hacker Punk - Bz Akira Santjago





MashUp : Bz Akira Santjago
Music: Microwaves - Overseer

Un palazzo abbandonato in un vecchio complesso edilizio, centinaia di piani, in attesa di essere demolito. Un frammento della Megastruttura, un segmento di un corpo più grande che si estende oltre ogni orizzonte visivo. La maggior parte delle finestre è sbarrata da assi di metallo. Intorno al palazzo è stata eretta una recinzione, ma il filo spinato è tagliato in vari punti. Dall'esterno sembra solo l'ennesimo gigantesco edificio residenziale: un altro alveare di MegaPlast progettato e costruito da una macchina fuori controllo e abbandonato vicino al Parco delle Sirene della Città, nel territorio dei Medmen. L'essere umano non controlla più le macchine che ha creato. I Livelli Nexus della Netsfera sono inaccessibili e il sistema Safeguard è sotto il controllo parziale della Silicon Life Society. L'interno non delude le aspettative: porte divelte, appartamenti devastati; ogni centimetro di pareti, stanze e corridoi ricoperto di tag, con graffiti di vario genere; in massima parte simboli della MadHouse. Le stanze sono vuote, le pareti sfondate per estrarre i tubi di rame da rivendere e scambiare con MEM. Di tanto in tanto ci si può imbattere in qualche frigorifero rovesciato e senza porta o in una scrivania rotta. A ogni passo si sentono scricchiolare i pezzi d'intonaco sparsi sui pavimenti.

Al 73esimo piano di quel colosso inanimato, dopo una rampa di scale infinita c'è un appartamento diverso dagli altri. La porta è blindata e l'alloggio comprende una stanza da letto e una cucina; è pulito e arredato in modo strano e allucinato ma confortevole. È uno dei rifugi di HCF. Sembra di entrare in una sorta di laboratorio.

All'interno c'è una radio, un bagno, carta igienica, tovaglioli, prese della corrente attive allacciate illegalmente alla rete elettrica, un divano letto rivestito di rosa, un armadio che contiene una grossa mazza/martello a due mani: un incrocio tra una mazza da baseball rinforzata e un martello industriale, decorata con bulloni e placche metalliche. Diversi PC sono sulla scrivania; il letto è sepolto sotto un numero infinito di libri e manuali tecnici; un angolo cottura, cibo in scatola, tè verde, pentole arrugginite, stoviglie. Meravigliosi quadri fatti all'uncinetto dalla Fiber Artista Rita BluNur, abbelliscono le pareti. Ci sono anche una lavatrice e un piccolo frigorifero probabilmente proveniente da un camper.

Le bombe di un TerroArtista, sono bombe di amore e verità. Non sono MAI... bombe di violenza.

Si muove rapido e leggero come un acaro, un acaro acquatico e quando lavora al computer le sue dita volano furiose sui tasti. Un ragazzo acuto ancorché problematico. E non sembra solo problematico, agli occhi di qualsiasi medioman è l'incarnazione stessa del concetto.

Quando gli amici di HCF pensano ad un Hacker, pensano a un tipo con il cappuccio che entra nei computer della gente, spia profili social, ruba dati di carte di credito e devasta sistemi. Niente di più sbagliato. HCF è un Hacker, o meglio un Artista Hacker; ha un cappuccio e una maschera Cyber, anti-sorveglianza e si occupa di reversare binari, fare analisi profonde, sperimentare, creare software per aggirare limiti, risolvere problemi, comprendere, imparare; si occupa anche di hacking culturale; sovverte e detourna propaganda spettacolare, in modo giocoso, sublime e intelligente. Questo è puro Hacking. HCF lavora e deve mangiare come tutti (nonostante questo a differenza dei pupazzi spettacolari della Silicon Life Society ha creato artisticamente Universi meravigliosi e inarrivabili); durante le ore lavorative si occupa di penetrare sistemi e di valutarne le vulnerabilità, e può essere anche giocoso ed intelligente nel farlo; non tutti però hanno passione e creatività, non tutti pensano e scendono in profondità per imparare il più possibile; anche penetrare sistemi può risultare una forma di Anti-Hacking, soprattutto quando automatizzata in processi industriali frettolosi e approssimativi, guidati solo dal vil denaro.

Come sovvertire un concetto e depotenziarlo per renderlo innocuo. È come scambiare una certificazione per una competenza. Sulla maschera Cyber di HCF, al posto degli occhi, fino a poco fa due char X, compaiono un backslah e uno slash convergenti verso l'interno a formare una V arrabbiata. È rabbia spirituale.

L'Hacking alle volte è entrare in un sistema; alle volte... è uscire da un sistema.

HCF scrive racconti di fantascienza cyberpunk post-apocalittici. Il sue eroe si chiama Akira Basho. Akira Basho è un Super Errore per la Silicon Life Society e nella Netsfera è conosciuto come HCF. È un gioco di specchi; è Bastian Balthasar Bux che segue le vicende di Atreiu leggendo il romanzo in cui queste sono narrate per tutta la prima parte del libro, divenendo poi egli stesso il protagonista nella seconda. Hiro The Protagonist, come in SnowCrash.

Lo SnowCrash Project è un progetto collettivo. Solo HCF conosce chi ne fa parte. Se HCF non ti ha mai parlato a riguardo, allora tu non ne fai parte.

3000 anni prima degli eventi narrati nella Saga dei Blam Punk, la Silicon Life Society è ancora in fase embrionale. È un potere occulto, non visibile che controlla un po' tutto; Associazioni Segrete e Masonic Lodge: migliaia di mezzi uomini senza palle in grembiule che si inginocchiano davanti a giganteschi simboli Monocolisti e si muovono su scacchiere come pedoni sempre sacrificabili mentre venerano la Luce Malevola, il Grande Ingannatore, il Serpente Antico. Il Grande Occhio. L'Occhio che tutto Vede.

Anche una videocamera ha un Occhio; e un sistema di riconoscimento facciale che permette un'identificazione (cioè l'associazione di un volto a un'identità) continua, silenziosa e dalla quale i cittadini non si possono difendere proprio perché non sanno neppure cosa stia avvenendo. La videocamera associa un volto ad un'identità; se valutasse la tua competenza, al limite potrebbe associare un volto a una certificazione, a un titolo, ma raramente alle tue reali capacità. Un volto a un'apparenza. Una videocamera o quasiasi sistema di controllo e sorveglianza non può vedere il tuo vero sentire. E spesso neanche tu.

C'è un tipo che una volta dice ad HCF "C'entri poco con la tua arte/musica". È l'errore che fa il medioman; ti guarda sempre con l'Occhio della videocamera. HCF è la sua Arte.

Le tecnologie biometriche funzionano su dati unici, afferenti al nostro corpo, e che ci rendono "corpi sorvegliati" così vulnerabili da potere essere scannerizzati e quindi identificati ovunque, come codici a barre. L'asimmetria tra ciò che è visibile e ciò che è reale. Ciò che siamo, ciò che sentiamo o comprendiamo, resta opaco a qualsiasi algoritmo. Il riconoscimento facciale pretende di "conoscere" ma è solo una forma di conoscenza senza comprensione.

Non sapere quando sei osservato equivale a vivere in uno stato di sorveglianza permanente, anche se nessuno in quel momento ti guarda. È il principio del Panopticon moderno, ma silenzioso e automatizzato. Quando poi l'identificazione si estende alla valutazione, volto collegato a punteggi, reputazione, "affidabilità", l'apparenza diventa sostanza. E il rischio è che, socialmente, si cominci a credere che chi sei coincide con ciò che il sistema dice che sei. Tutta questa roba è merda.

C'è un amico di HCF che una volta gli ha detto "come puoi rinunciare all'alcol, come puoi rinunciare a qualcosa che ti mette in contatto con il tuo vero sentire". È tutto alla rovescia, pensa al tempo HCF, senza rispondergli. L'alcol amplifica la frammentazione interiore e ti mostra solo una mera illusione falsata di te stesso, allontanandoti dal tuo percorso. Non avrebbe capito.

Non è mai davvero una questione di tecnologia, o di entrare nei sistemi. È una questione di libertà. Libertà di pensare, di mettere in discussione, di costruire e decostruire senza limiti. Sperimentare senza vincoli. Quando hackera, HCF lo fa per sfidare il controllo, non per imporlo. É sempre stato questo. Vede l'abuso di potere, e lo rende palese, non per soldi, ma per la verità. HCF è un Hacker Punk. Il suo MashUp ti arriva in faccia, dritto sui denti.

Hacker Punk. La sfida al potere, alla sorveglianza, all'autorità centralizzata. Il Punk non si limita a non conformarsi: rifiuta l'ordine imposto e costruisce un proprio linguaggio, anche estetico. Così fa anche l'Hacker Punk: usa il codice come un'arma poetica. È la DIY culture del Punk trasposta nel digitale: non compri, costruisci; non accetti, modifichi. Il sapere come atto di liberazione. L'Hack come atto politico ed estetico insieme. La creazione come forma di resistenza.

Il cursore lampeggiante diventa simbolo di potenziale puro. Un Hacker Punk non teme quel vuoto, lo abita, lo nutre, lo modella e lo trasforma in Arte. Dove gli altri vedono uno schermo nero, noi vediamo possibilità infinite.

Comprendere è il nostro modo di disobbedire. È il manifesto implicito di chi non vuole solo capire le macchine, ma liberarsi attraverso di esse. Siamo creatori in un mondo di sistemi chiusi. Se la macchina non fa ciò che vogliamo, la apriamo. Scriviamo shellcode a mano. Usiamo le tabelle degli opcode come i musicisti usano gli spartiti.

HCF capisce semplicemente come funziona. Non succede solo con i computer e la rete telefonica ma anche con il motore della sua moto e gli apparecchi televisivi, gli aspirapolvere e i processi chimici, le formule astrofisiche e la realtà che lo circonda. HCF è una testa matta. Un freak. La capacità di vedere disegni e capire ragionamenti astratti laddove altri vedono solo interferenze.

Eravamo i ragazzi che vedevano il cursore lampeggiante non come un ostacolo, ma come un invito. Digitiamo caratteri nel vuoto in cerca di segreti.

Il nostro obiettivo non è la distruzione, ma la comprensione, comprendere i sistemi meglio di chi li ha costruiti. Il brivido di entrare/uscire, il momento in cui comprendi realmente il sistema che hai davanti, sono pari solo alla bellezza di creare un'Opera d'Arte clamorosa.

L'Hacker che insegue conoscenza e libertà, il Punk che sfida regole ingiuste e crea autonomia. HCF è un Artista Hacker ed è precisamente.. un Hacker Punk.

Categories: Share

Leave a Reply

Update cookies preferences